giovedì 28 febbraio 2008

Tamoil: cinquant'anni di veleni

Negli ultimi due giorni, i giornali locali hanno dato grande risalto ai dati del recente rapporto Arpa, che delineano un nuovo, inquietante quadro del caso-Tamoil. La zona inquinata è decisamente estesa e si concentra prevalentemente nell'area della Canottieri Leonida Bissolati, con ventimila metri quadrati di volume contaminato, tra terreni e falda. Vi proponiamo un articolo di Massimiliano Viviani, coordinatore di Movimento Zero Cremona, che ben riassume ed illustra il quadro paradossale di questa cinquantennale storia di veleni:

Cremona è secondo la tradizione la città del torrone, del torrazzo e delle donne dal seno prosperoso. Ma a quanto pare, alle tre T tradizionali si dovrà aggiungere anche la quarta, purtroppo assai meno poetica e piacevole: la Tamoil. Questo è il nome della raffineria da quasi un chilometro quadrato costruita negli anni '50 con incredibile intelligenza e lungimiranza non solo direttamente ai bordi della città, ma addirittura a duecento metri dal Po! In una zona pericolosa per l'inquinamento del fiume - con tutte le possibili conseguenze che ne potrebbero derivare anche per l'agricoltura e per l'inquinamento dell'aria, perchè da lì spirano i venti verso il centro della città - ma soprattutto per l'inquinamento dell'acqua potabile. La raffineria non è lontana dalla falda acquifera della città. Questo è l'aspetto più inquietante, e in assoluto il problema più grave della città.Un problema facilmente intuibile dalla particolare posizione, e facilmente indagabile con esami dello stato del suolo. Invece si è dovuto aspettare il progetto della costruzione di una centrale turbogas presso la raffineria per venirne a conoscenza , perchè a quel punto non si poteva più nascondere. Ed è emerso che il terreno è gravemente inquinato fino a 20 metri di profondità. Ma c'è chi sostiene che esso sia contaminato fino a 60/70 metri, con concentrazioni di idrocarburi che vanno da 200 a 500 volte i limiti di legge (che sappiamo già essere tendenzialmente tolleranti). La municipalizzata informa che l'acqua potabile non è a rischio: i pozzi sono a 120 metri di profondità e sono a nord-est della città, mentre la raffineria si trova a sud-ovest. Ma ugualmente il rischio che le sostanze inquinanti defluiscano verso la falda rimane, perchè a seconda della morfologia del terreno, la discesa potrebbe non essere perfettamente verticale.Ad ogni modo questa non è una precisazione importante: un'area fortemente inquinata di un chilometro quadrato è una porzione immensa di territorio, non è facilmente monitorabile nè si possono prendere delle contromisure valide. Inoltre non è corretto valutare l'inquinamento di un territorio in funzione dei rischi, perchè questi quasi mai sono prevedibili; e infine, dalle conseguenze non sempre è facile risalire alle cause, e spesso non essendo certi della correlazione si finisce per lasciare tutto in sospeso a quando il bubbone scoppierà. Cremona è ai primi posti in italia per le morti per tumore, ed è difficile credere che non ci sia nessuna influenza - via aria o via terra - con la raffineria alle porte della città. Aspettare le prove significa di fatto approvare questa situazione. L'approccio deve essere diverso: non si deve inquinare nulla per principio, perchè ciò che può scaturire dall'inquinamento va oltre la nostra capacità di conoscenza, che per definizione è relativa e limitata.

Massimiliano Viviani
Coordinatore MZ Cremona

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