giovedì 16 ottobre 2008

Alitalia: una "piccola storia ignobile"




"Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare..." diceva Francesco Gucini in una sua canzone. Come non condividere il suo scoramento nel descrivere l'esito infausto della tratttativa di vendita dell'Alitalia, che racchiude in sè tutto il peggio prodotto dal capitalismo italiano in questi anni. Un clima di giubilo e festa ha accompagnato il finto salvataggio di un'azienda pubblica fallita, che salva non è perchè da tempo in liquidazione, e regalata dal governo a un gruppo di coraggiosi imprenditori, senza nemmeno l'onere di accollarsi i pesanti debiti. Un resultato che poteva esssere più sopportabile in termini di costi ed esuberi, se l'azienda disastrata fosse stata messa sul mercato internazionale e venduta ad Air France, la compagnia francese che si sarebbe fatta carico di tutti i debiti e garantendo un numero minore di esuberi rispetto a quello presentato dalla cordata italiana. Compromesso accettabile se Berlusconi non avesse urlato fin dalla campagna elettorale che Alitalia doveva restare italiana a tutti i costi. Il precedente governo Prodi aveva cercato di disfarsi della patata bollente Alitalia prima che fallisse, scaricandola all'acquirente francese. Berlusconi rifiuutata la proposta di AirFrance, la svenduta, ingrassando le principali famiglie del capitalismo italiano: Colaninno, Benetton, Ligresti, Caltagirone, Romiti, Tronchetti Provera, tutta gente che non ha alcuna competenza di voli aerei ma che sa fiutare il buon affare. A costoro il governo ha promesso, in cambio di un modesto investimento, la possibilità di rivendere in blocco ad Air France guadagnandoci. Siamo di fronte al tradizionale caso in cui il pubblico serve ad ingrassare il privato e il capitalismo italiano si conferma composto in modo quasi esclusivo da parassiti abituati a evitare ogni investimento industriale e saccheggiare le casse pubbliche. L'ennesima nazionalizzazione delle perdite e privatizazione del profitto. Una classe imprenditoriale, che già di per sè grava come un macigno sulle del ceto medio, ripiegata com'è sulle avventure finanziarie incapace di muoversi su terreni industriali innovativi. E' evidente che i primi a pagare per questa operazione, saranno i lavoratori e i dipendenti di Alitalia, sia la cosiddetta "aristocrazia dell'aria" piloti ed hostess (decisivi per l'accordo con la Cai) sia soprattuuto i lavoratori di terra. Vogliamo scommettere che nessuno si interesserà di loro quando verranno buttati per strada?


Marco Ghisolfi