venerdì 1 febbraio 2008

Una nuova discarica?

Dopo l' estate avvelenata che ha visto protagonista la raffineria Tamoil di Cremona e mentre imperversa la polemica contro l'ampliamento della discarica di Malagnino, una nuova minaccia per l'integrità del nostro territorio si profila all'orizzonte: si parla niente meno che di un sito di stoccaggio per manufatti in cemento-amianto (dal volume complessivo di 650mila metri cubi!), progetto da tempo avanzato dalla ditta Cave Nord nel territorio comunale di Cappella Cantone.
Il nuovo sito sorgerà a poco più di un kilometro di distanza dalla discarica RSU di Corte Madama (Castelleone), ma, in prima analisi, la vicinanza tra i due impianti di stoccaggio non è stata valutata come controindicazione alla sua realizzazione. Ciò, è bene precisarlo, va contro le norme del Piano Rifiuti Provinciale che vietano espressamente la costruzione di discariche in prossimità l'una dell'altra.
Il 30 gennaio, in Regione, il progetto è stato presentato dai delegati della Cave Nord ai soggetti coinvolti, raccogliendo l'unanime contrarietà dei sindaci di Cappella Cantone, San Bassano, dell'assessore all'ambiente di Soresina e del delegato dell'ufficio tecnico della Provincia.
La decisione ultima, ora, spetta ai responsabili della Regione, i quali hanno già annunciato che il loro giudizio non sarà influenzato nè dalle proteste di eventuali comitati locali nè dalle rimostranze dei cittadini.
Parole chiare e scontate, che contribuiscono ad incupire l'attesa per questa imminente sentenza di vita o di morte, calata dal balcone di interessi verticistici quanto mai lontani dal territorio e dai suoi abitanti.
La storia si ripete.

3 commenti:

Ribelle ha detto...

Il modello di sviluppo che la società moderna si è voluta dare continua a produrre nuovi mostri (vedi gli sbandierati inceneritori) e vecchie conoscenze. Il dramma (perchè in molte realtà, specie più industrializzate della provincia cremonese, trattasi di dramma) dell'utilizzo nell'edilizia di materiali nocivi per la salute e del loro ritardato (non sono carte di merendina) ma comunque inevitabile smaltimento come rifiuti si fa vivo anche dal nostro territorio. In linea di massima, serve una politica di incentivazione allo smantellamento dai tetti delle nostre stalle, aziende agricole, piccole manifatture e soprattutto CASE di quell'agente LETALE che si chiama Amianto. Ma come integrare questa politica (ancora inattuata dagli enti locali e nazionali) con il doveroso smaltimento in sicurezza? La risposta la possono dare solo gli esperti (magari quelli realmente onesti), certo è che la soluzione di piazzarla in una zona densamente coltivata, ad alto potenziale agricolo, nella pianura più fertile d'Europa, a due passi di distanza da un altra discarica (elemento paesistico che si sta oramai inserendo a fondo nell'orizzonte cremonese.. ci risveglieremo una bella mattina come montanari? su montagne di rifiuti, ovviamente.. se maometto non va alla montagna, sticazzi) non mi sembra affatto una scelta ponderata e responsabile. Cremona ha un ambiente che, seppure stuprato dagli abusi di tutte le sue lobby e dei suoi poteri partitocratici, può essere considerato addirittura "salubre" (virgolette d'obbligo) rispetto a scempi ed inferni periferico-metropolitani come l'hinterland milanese & affini. Perchè dobbiamo milanesizzarci rincorrendo il mito della piazza duomo da bere e del uè, la fabricheta, la machineta, i danè, op op din din?? A mio parere dobbiamo andare FIERI delle nostre RECENTI, RECENTISSIME origini contadine, che sono Tradizionali, Sane e pregne di Sapienza e che purtroppo stanno perendo sotto i colpi del mondialismo, dell'arrivismo borghese, della società dell'immagine. Non dico tornare "BURINI", "PAISAAAN", ma riconnetterci con orgoglio a quel cordone che ci lega alla nostra Terra e che ha legato ad essa i nostri Padri, il rapporto materno-simbiotico e sacrale con Essa. Se riuscissimo a recuperare questo sentimento, col tempo magari, di sicuro eviteremmo molti sprechi, cercheremmo di riutilizzare il più possibile tutto (la ciclicità del tempo, dell'esistenza, del sacro, n'est pas?) e magari cercheremmo in tutti i modi di evitare che la nostra Terra, Madre e Sposa, si trasformi in una enorme pattumiera. Vogliamo lasciare ai nostri figli solo discariche? Vogliamo che, guardando i relitti della società odierna del consumo dicano"ecco, qui è dove risiedono, per sempre, i nostri Padri"?

Kernunnos999 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Kernunnos999 ha detto...

Concordo pienamente con quanto affermi.
Credo, anzi, che la questione di fondo sia appunto quella da te sollevata: oggi più che mai si impone la necessità di recuperare, attraverso un processo di consapevolizzazione quanto più diffuso (ma come realizzarlo?), la perduta dimensione "filiale", "simbiotica" e "sacrale" del rapporto con la Terra, propria delle vecchie società oliste.
Questo "ecologismo profondo" va contrapposto all'egemonia culturale dell'utilitarismo mercantile, della logica del profitto e dell'interesse individuale.
Un altro problema, strettamente legato al nostro discorso, è la perdita di ogni idea del "bene comune": quella "comunità organica di interessi", normata dalla Tradizione, che è il motore di ogni civiltà.
Nessuna comunità, votata a questa idea di "bene comune", può accettare che la propria Terra venga impunemente avvelenata e disseminata di discariche.