mercoledì 19 marzo 2008

Rifiuto s.p.a.

Per gentile concessione dell'autore, vi proponiamo una interessantissima riflessione personale di Marco Lena, tratta dal blog dell'associazione culturale Minas Tirith.
Merita davvero una attenta lettura.

La discarica di Vescovato si farà.
Gli amministratori pubblici sono praticamente tutti d'accordo.
Questo il risultato della riunione tenutasi ieri nell'auditorium vescovatino.
E così, a due passi dalla bomba ecologica di Malagnino (che, ricordiamo, avrebbe dovuto "sopportare" 250.000 tonnellate di spazzatura mentre ne ha totalizzate ad oggi più di 1.000.000 (Un milione!)), nascerà l'ennesimo centro di raccolta di rifiuti indistinti che, dati alla mano, per dimensioni e capacità, andrà nella realtà a congiungersi con la già presente discarica malagninese.

E gli amministratori?
Il Sindaco di Vescovato parla della difficoltà di attuare la raccolta differenziata, parla della necessità di avere l'ennesimo luogo di concentrazione dell'immondizia per poter abbassare le tasse sui rifiuti e smaltirli più velocemente, di quanto il suo comune faccia per difendere l'ambiente,
Il Sig. Dusi, dell'ecologista Sinistra Arcobaleno, sostiene che la discarica sarà dotata di un impianto di pretrattamento che attuerà automaticamente la raccolta differenziata e che la critica dei movimenti contrari debba rivolgersi al "Piano provinciale per i rifiuti" in generale. PIano che, lui stesso, ha rivendicato di aver approvato.

Parole. Parole vuote di chi ha già deciso, insieme ai poteri forti locali (vedi AEM cremona), che la zona tra Vescovato e Malagnino dovrà diventare il ricettacolo di ogni tipo di accumulo nocivo ed il cimitero fisico e morale della nostra coscienza ambientale e della vocazione agricola del nostro territorio.

Non mi dilungherò sulla banalità degli amministratori provinciali e della leggerezza (eterodiretta?) con la quale continuano a trattare il tema dello smaltimento dei rifiuti, sulla mancanza di una politica concreta di forte incentivazione della raccolta differenziata e creazione di strutture atte al riciclaggio ed al riutilizzo dei materiali, sulla decisa spinta da prendere verso la razionalizzazione della produzione e dei consumi. No.
Il mio ragionamento vuole andare più nel profondo.
Da Millenni, oserei dire da sempre, il nostro territorio è stato letteralmente "madre" della nostra gente. Letteralmente perchè, come una Madre, ha sfamato le generazioni grazie alla generosità e alla prosperità dei suoi canali, della sua terra scura, dei suoi campi e del suo Fiume. Ha permesso lo sviluppo di Civiltà, di Cultura e di Arte, di potenza politica ed economica che, senza il sostegno fondamentale del lavoro agricolo e dei suoi frutti, non si sarebe mai realizzata. Poi è arrivata la modernità. Da allora, lavorare la terra per sfamare la propria famiglia è diventato sempre più affare di pochi, affare sporco e vergognoso. Era diventato molto più dignitoso scappare dai campi, dalla propria gente, dalle camicie rotte e dalle scope fatte di sterpi, per rifugiarsi nell'ingorgo delle metropoli e nella splendente carriera degli Uffici, sradicandosi completamente, dimenticando le proprie origini, snaturando il proprio essere. Fu giusto?

I Cremonesi sono agricoltori. E con orgoglio è giusto rivendicarlo, tutt'oggi. E cosa ha di più importante, più caro, un agricoltore vero (e non i nuovi speculatori), se non la propria terra? Cosa non dovrebbe fare per difenderla dagli abusi, dai veleni, dalle speculazioni? Ecco il punto.
Cosa succederà quando le bombe ecologiche esploderanno ed infetteranno coi loro veleni i terreni e le falde acquifere? Non oggi, non domani, non fra dieci o venti anni, ma accadrà. Cosa succederà, dunque? Chi potrà giustificare, ed in quale modo, un simile scempio, un tale inganno perpetrato a danno dei nostri figli?

A quel punto, quando anche la Terra, ultima risorsa dell'Uomo tradito dal libero mercato, da un sistema economico assassino e da un modello di sviluppo atroce, sarà avvelenata fino alle radici del Mondo, stuprata, abbandonata, inutilizzabile, STERILE... a quel punto, quando il legame tra il Sangue ed il Suolo verrà privato della sua componente ambientale (se la prima non si verrà a perdere con molta più rapidità di quest'ultima), cosa rimarrà della nostra Terra se non una desolata e piatta distesa di uomini vuoti di spirito, di letali rovine?

Digressione filosofica la mia, certo, impolitica, ma non catastrofica. Non è chi si oppone a questi modelli il catastrofista, ma chi li propugna, alfiere di un Sistema che è alla radice profondamento sbagliato.
Quando - e sarà tardi se non si agisce da subito - la gente comincerà ad alzare la testa, a togliere gli occhi dalla Tv, a rimboccarsi le maniche per cambiare le regole del gioco, a recuperare il legame sacro con la propria piccola Patria, allora la discarica diverrà un problema banale ed impolitico, semplicemente perchè nessuno si sognerebbe mai di violentare la propria "Madre" costruendone una.

Marco Lena

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